PAUL McCARTNEY IN VERONA (2013)
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L'arrivo di Sir Paul
I fans di Macca in Bra
Sir Paul a Verona
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By Paul McCartney Italian Fan Club
Arrivati!!
Paul è qui!
Siamo dentro!!!
DAY TRIPPER!!
Paul ha chiuso così...
Speriamo di avervi fatto compagnia e di avervi fatto vivere la magia di questa giornata!Ora siamo stanchi morti...una parte degli Admin è rimasta a Verona e una parte è ripartita!!A domani i commenti!!
Buona notte Mccarteniani!!
PAUL MCCARTNEY OUT THERE LIVE IN ARENA DI VERONA ITALY 2013 - EIGHT DAYS A WEEK - APERTURA CONCERTO
Publicado el 25/06/2013
By Valeriuz11
www.corriere.it
L'UNICA UNICA DATA IN ITALIA DI QUESTO TOUR
McCartney , omaggio al rock e a Lennon
Volume al massimo e tante canzoni dei Beatles mai ascoltate «live» in Italia nel concerto all'Arena di Verona
CORRIERE DELLA SERA
26 giugno 2013
VERONA – E alla settima volta arrivò il Paul che non avevamo mai visto prima: tante sono state infatti le sortite di Sir McCartney nel nostro Paese, dallo storico esordio con i compagni beatlesiani al Vigorelli, nel lontano e urlato 1965. E quella di martedì sera, data unica all’Arena di Verona, è stata segnata da varie prime. Innanzitutto il teatro, al debutto assoluto, e forse, per impatto e acustica, il migliore scenario di sempre rispetto alle performance del passato. Poi il volume, mai così alto per McCartney, in certi momenti della serata ai limiti dell’hard rock. E infine la lunga teoria di canzoni dei Fab Four mai sentite dal vivo, almeno da noi. Perché non bisogna mai dimenticare che i capolavori assoluti della maturità dei quattro di Liverpool, da Sgt Pepper in giù, non si poterono mai ascoltare in concerto, dopo il ritiro dalle scene nel 1966.
METAL, PERFINO - Ma veniamo al volume. La parola d’ordine è sembrata essere, per le tre ore di concerto, «meno fronzoli e più sostanza». Per esempio, rispetto a Bologna 2011, dove vedemmo Paul l’ultima volta. E dove il compianto Lucio Dalla ci ebbe a dire: «Sembra una sagra, è artificiale, a una dimensione, finto». Forse il Beatle deve averlo sentito: perché questo Paul ha ritrovato la sua anima più rockettara (tra l’altro a lui consona, ma spesso dai più dimenticata). Chissà se grazie, per esempio, alla rumorosa collaborazione con i Nirvana, nata al concerto per Sandy. Intanto lo vedi dall’uso abbondante di distorsioni e feedback in moltissime canzoni che sembrano quasi riarrangiate in chiave hard rock. Lo vedi dall’omaggio a Hendrix con un accenno di Foxy Lady o dalle esplosioni perfino metal di Live or Let Die o Day Tripper. E dalla voce, spesso in versione rugginosa stasera più che cinguettante. Lo vedi ancora, cappotto che sembra uscito da Carnaby Street e rughe non troppo dissimulate, mentre lesina più del solito mosse e mossette mielose da trademark. Apoteosi verso il finale Helter Skelter che, in quanto a hard rock forse si può considerare la prima canzone di sempre.
GLI INEDITI - Ma, al di là del volume, questa è appunto serata di rarities, di quelle canzoni dei Beatles (stanchi morti, abbandonarono i live alla metà degli anni ’60) che non si sono mai potute ascoltare. Canzoni poi giocose, surreali, certo specchio del massimo livello creativo dell’epopea beatlesiana. Canzoni come I’ve Just Seen a Face, il similcountry di Help. O b-side ( se si possono definire tali) del leggendario capolavoro Sgt Pepper. Tipo il rock spiritoso di Lovely Rita o il surreale manifesto circense di Being for the Benefit of Mr Kite. E pure la canzoncina che in Magical veniva interpretata come fosse un cancan da tabarin anni ’30 Your Mother Should Know.
LE COSTANTI - Ma poi, al netto dell’hard rock e degli inediti, ci sono le costanti McCartneyane. Il Paul romantico non è mancato. Per le sue donne. E per i suoi compagni d’avventura che se ne sono andati. My Valentine, è per l’ultima moglie, la ricca ereditiera Nancy Shevell, Maybe I’m Amazed è invece per la compagna di una vita, Linda che purtroppo non c’è più. Poi la mozione dei sentimenti si sposta sui Beatles scomparsi:per John arriva Here Today la canzone che Paul scrisse all’indomani della folle morte dell’amico, mentre per George c’è l’omaggio consueto di Something eseguita all’Ukulele (Macca l’aveva fatto anche a Bologna), una delle più belle canzoni scritte da Harrison, se non una delle più belle di tutto il repertorio beatlesiano.
QUATTRO GENERAZIONI - E poi ci sono i brani che segnano la vita di ciascuno di noi, delle quasi quattro generazioni presenti all’arena: Yesterday, Paperback Writer, Back in The Ussr, Let It Be, la corale Hey Jude. Fino al finale consueto che è il finale della avventura beatlesiana, un trittico ormai immancabile ai concerti di Paul: Golden Slumbers-Carry That Weight- The End. Ovvero la conclusione di Abbey Road, l’ultimo album dei quattro in quanto a registrazioni. Così Paul chiude. E sfila, questo Paul rockettaro che invece di finire, sembra aver ricominciato di nuovo.
Matteo Cruccu
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